Un piccolo borgo, una grande storia

A pochi chilometri da Acquapendente (VT) e da San Casciano dei Bagni (SI), si trova nell’Alta Tuscia il borgo di Trevinano, a ridosso della riserva naturalistica del Monte Rufeno dove si congiungono la Toscana con l’ Umbria ed il  Lazio; il panorama circostante è vasto e l’occhio si perde all’orizzonte tra i movimenti delle colline, monti, vallate con boschi, campi e numerosi casolari sparsi, ricordo di un’antica cultura contadina.

Il nome antico di Trevinano era Castrum Trivinani, indicando probabilmente con questo toponimo il borgo posto in prossimità di un Trivium, un incrocio di tre strade, che portano tutt’oggi verso Siena, Orvieto e Acquapendente dove incontriamo la via Cassia, di Francigena memoria in epoca di pellegrinaggi e ripercorsa oggi da fedeli ed escursionisti in direzione lago di Bolsena e Roma.

Nel suo territorio sono state rinvenute tracce di insediamenti Etruschi, ma la prima documentazione di popolazione stabilmente presente risale all’anno 1000.

Diverse furono le Signorie che governarono per tutto il medioevo su Trevinano: i Visconti di Campiglia dall’anno 1000 al 1327, i Monaldeschi della Cervara dal 1327 al 1592. Nel 1687 la Camera Apostolica entrò in possesso del borgo e della vasta proprietà circostante che concesse in feudo ai Bourbon del Monte; fin da allora la storia di Trevinano è direttamente collegata a quella di Acquapendente, di cui ne costituisce oggi una frazione.

Tutto il paese era un castello con la sua cinta muraria; la prima torre di guardia risale all’anno 1000 e nei secoli successivi fu inserita in un fortilizio destinato alle guarnigioni, necessario vista l’aumentata l’importanza strategica della postazione; nei secoli successivi, in tempi di pace, al castello fu affiancato un edificio destinato a residenza e fattoria dei Monaldeschi della Cervara. Da qui venivano governati gli interessi e i proventi della tenuta terriera, divenuta nelle epoche successive una grande azienda agricola.

Al borgo si accedeva da due porte di accesso, una delle quali è tuttora esistente; quella orientata verso il territorio senese si trova in prossimità del Castello, che sovrasta il paese e conserva ancora il colore austero della pietra locale con alcuni elementi dell’architettura medievale e rinascimentale. Sul lato contrapposto, vi era la porta che conduceva verso Roma; lungo questa strada erano stati realizzati degli arelli, delle piccole porcilaie destinate anche all’allevamento del pollame, visibili ancora oggi e poste fuori dall’abitato per motivi igienico e sanitari, che garantivano agli abitanti del paese una preziosa riserva di proteine.

Trevinano è costruito su una possente rupe rocciosa ed è caratterizzato dal versante di levante che precipita bruscamente verso il basso, denominata per questo la balza, lungo la quale vi sono in lunga fila le case con la Chiesa parrocchiale e il castello dei Monaldeschi della Cervara; ad ovest si affaccia sul Lago di San Casciano, la cui riva meridionale di questo piccolo specchio d’acqua incuneato nelle terre senesi, rientra nella Regione Lazio, costituendone il punto più a nord in assoluto. E’ una caratteristica di questa parte di territorio la presenza di abitati su rupi di origine vulcanica, quali Orvieto e Civita di Bagnoregio, sulle quali vi sono state in epoca preistorica sovrapposizioni di sedimenti tufacei o di pozzolana, erose dal ritiro dei circostanti bacini lacustri e fluviali. 

Un tempo il borgo di Trevinano segnava il confine fra lo Stato della Chiesa e il Granducato e la torre del castello sorvegliava la vallata che scende verso Centeno, antica dogana e presidio militare dello Stato Pontificio sulla strada che collega Toscana e Lazio; il versante contrapposto risale in territorio Toscano fino alla rocca di Radicofani, fortilizio delle guarnigioni al soldo del bandito Ghino di Tacco, predoni che infestavano le carovane in transito sulla via Cassia,.

Poco fuori la cinta muraria, lungo l’antica strada che conduceva a Roma, vi è un piccolo santuario Mariano del XVI secolo, la Madonna della Quercia dove si venera la Sacra immagine della Vergine posata sui rami di una quercia, mentre all’incrocio con una strada vicinale, una volta la via principale verso San Casciano dei Bagni, vi è la Chiesa di San Rocco costruita anch’essa nel 1500 circa.

Oggi il paese è abitato da circa 100 persone ed è meta di viaggiatori ed escursionisti richiamati dall’ospitalità della ristorazione offerta dalla trattoria Da Gianfranco, che ritroviamo nelle guide destinati ai viaggiatori con piatti tipici dell’Alta Tuscia, l'Hosteria di Villalba da Adio, La Parolina.

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